Schindler's list

L'affarista Oskar Schindler, dopo aver guadagnato un patrimonio con l'ultima guerra mondiale, decide di salvare la vita di 1100 ebrei portandoli a lavorare nelle sue fabbriche.

Durante lo sgombro del ghetto di Varsavia risalta agli occhi una bambina con un cappotto rosso che si aggira da sola per le strade mentre, intorno, le milizie delle SS stanno facendo "pulizia". Questa è una delle scene più significative del capolavoro di Steven Spielberg dedicato al dramma più sconvolgente del ‘900, l'olocausto. Il regista ebreo ci regala un film tanto drammatico quanto cinematograficamente eccelso.

La pellicola, come tutti sapranno, è quasi per intero in bianco e nero, scelta che aumenta la forza dell'immagini che, senza alcun colore, sono ancora più angosciose e prive di qualsivoglia sentimento di allegria. Il regista fa ricorso al colore solo agli estremi della storia (per indicarci che sono sequenze ambientate ai giorni nostri) e per dipingere il capotto sopra citato che, nel grigiore che lo circonda, colpisce con forza lo spettatore ricordandoci con il suo rosso ambivalentemente la speranza ed il sangue. Ma il film ha diverse sequenze memorabili ed estremamente emozionanti. è difficile per esempio non commuoversi vendendo il camion dei bambini salutare le proprie madri mentre stanno andando in realtà verso la morte o, nell'ultima scena, quando i sopravvissuti di Schindler omaggiano il proprio eroe.

Grazie poi al racconto inedito delle vicende del tedesco Oskar Schindler e della sua lista, la pellicola offre anche un'appassionate storia da seguire non limitandosi mai ad essere solo una rappresentazione del dramma dell'olocausto. Quest'ultimo anzi sembra ferirci più quando fa da sfondo a ciò che viene narrato che quando invece viene illustrato direttamente. L'opera di Spielberg inoltre è sempre ben bilanciata risultando cruda quanto basta e mai troppo retorica.

Fondamentale l'uso ricorrente della lista che dà il titolo al film, difatti questo elenco di nomi oltre a rappresentare in certi frangenti la riacquisizione di una identità soppressa dalla forze naziste vuole anche sottolineare come quei terribili eventi non riguardavano in particolar modo la popolazione ebrea ma, in senso più lato, persone qualunque. Attraverso la rappresentazione di svariati personaggi si afferma la trasversalità del dramma che va oltre le nazionalità dei popoli e che invece ha riguardato tutta l'umanità.