La Commedia Del Potere

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Federico™
view post Posted on 14/4/2008, 12:38




L’inflessibile magistrato Jeanne Charmant-Killman, soprannominata “il Piraña”, fa arrestare Michel Humeau, presidente di un importante gruppo industriale, con l’accusa di concussione ed appropriazione indebita di fondi pubblici, dando così inizio ad un’indagine senza quartiere volta a smascherare i loschi legami tra finanza e politica. E mentre il marcio continua a venire a galla, il giudice acquista sempre più potere…

Fino a dove può arrivare il potere senza andare a scontrarsi con un potere più forte? Quanto può resistere la natura umana di fronte all’ebbrezza del potere? Sono questi i due interrogativi che ci pone davanti il veterano Claude Chabrol con “La commedia del potere”, dramma al vetriolo che ci racconta una torbida storia di corruzione nelle alte sfere della finanza e della politica. Presentato al Festival di Berlino nel 2006, il film di Chabrol (sceneggiato dallo stesso regista insieme ad Odile Barski) è ispirato al famigerato Affare Elf-Aquitaine, uno dei più clamorosi scandali della cronaca degli ultimi anni (una vera e propria Tangentopoli francese); ma senza alcuna pretesa documentaristica, Chabrol si limita a prendere spunto da fatti reali per formulare una caustica riflessione sui temi del potere e della giustizia, e per analizzare le dinamiche comportamentali che regolano i rapporti fra gli individui all’interno della nostra società.

Protagonista assoluta della pellicola è Isabelle Huppert, attrice / musa di Chabrol, qui alla sua settima collaborazione con il maestro: nel film, la Huppert interpreta il ruolo di Jeanne Charmant-Killman (“affascinante omicida”, un cognome fin troppo allusivo), un pubblico ministero dal carattere di ferro che, con incrollabile determinazione, non esita a scavare nel fango per portare alla luce le magagne di un importante conglomerato di industrie francesi, legate ai vertici della politica da una fitta rete di tangenti e di illecite spartizioni di denaro. Implacabile giustiziera, la Charmant-Killman inchioda una dopo l’altra tutte le persone coinvolte nella vicenda, mettendole con le spalle al muro nel corso di interrogatori durante i quali le smaschera semplicemente elencando una serie di dati e di cifre inoppugnabili. E più l’indagine si allarga, più lo sporco viene fuori… ma fino a che punto al giudice sarà permesso portare avanti la propria inchiesta?

Con uno stile asciutto e misurato, Chabrol ci illustra il lavoro del pubblico ministero che, con i suoi guanti rossi, scoperchia un vermaio senza precedenti, sebbene nel frattempo il suo ménage con il marito Philippe (Robin Renucci) vada a rotoli. E intanto, Jeanne diventa sempre più forte ed influente, contagiata anche lei da quella “ebbrezza del potere” a cui fa riferimento il titolo originale del film (“L'ivresse du pouvoir”). La sagace sceneggiatura di Chabrol non manca di sottolineare le sottili ambiguità nelle relazioni fra il magistrato ed i vari personaggi (il nipote Félix, il politico Jacques Sibaud, la sua collega Erika), regalando alla protagonista alcune battute da antologia (“La mia gratifica se la tenga e ci si compri un paio di palle!”) e chiudendo con un finale dal sapore amaro nel quale Jeanne si troverà ancora una volta faccia a faccia con Michel Humeau (François Berléand), l’uomo al quale aveva distrutto l’esistenza. Superba l’interpretazione della Huppert, in apparenza fredda e controllata, ma capace al contempo di suggerire le tensioni inespresse della propria eroina.
 
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